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Molise 2/136 – Castelpetroso

Aggiornamento: 5 apr 2022

Per noi molisani, e non solo, Castelpetroso è il Santuario eretto all’Addolorata dopo l’apparizione mariana del 1888. Suggestivo fuori, bruttino dentro, sicuramente di ispirazione disneyana: non nego il valore religioso e artistico del luogo – le pitture interne sono, per esempio, di Amedeo Trivisonno, uno dei maggiori artisti molisani del Novecento – ma a me non ha mai fatto impazzire, non ci posso far niente, è un mio limite.


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Stavolta però si esplora, di Castelpetroso, l’inconsueto, il suo “centro”. Un borgo, bellissimo, di fondazione normanna (XI secolo), con una chiesetta del tardo Duecento incastonata al centro, dedicata a San Martino vescovo e patrono. Si capisce immediatamente perché “Castelpetroso”: castello, pietre. Del castello restano la forma, le porte, scorci di mura, una certa, chiara intuibilità; le case, intrecciate tra loro, molte diroccate, sembrano letteralmente sgorgare dai costoni di roccia della montagna.


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C’è una cosa però che colpisce immediatamente: non c’è nessuno. Passeggiando, abbiamo incrociato una piccola famigliola, che andava via, e tre vecchi a parlottare. Mi son detto “Vabbè farà 200 abitanti scarsi”, ma Wikipedia ne segnava 1600! Risalgo in macchina con ‘sto dubbio che mi tormenta. Poi capisco: sono ben cinque le frazioni sparse tra i monti. La più popolosa, Indiprete: casupole perlopiù da Dopoguerra, un baretto, una rimessa dei pullman e un nome che mi ha sempre fatto ridere.


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Scopro anche che a Castelpetroso Maria c’ha proprio il vizio… Leggenda vuole che a Indiprete, nel Settecento, si fermarono alcuni pellegrini marchigiani diretti verso il Gargano. Avevano con sé una tela raffigurante la Madonna della Libera. Alloggiarono lì per una notte ma, pronti l’indomani a ripartire, si accorsero che il quadro non aveva nessunissima intenzione di spostarsi. Certo, resta da capire perché questi si portavano appresso un quadro dalle Marche. Però vabbè, il fatto è che il tempio eretto in onore della Madonna della Libera è bello, ben più modesto di quello disneyano di cui sopra ma anche più carino, secondo me. C’ha solo un difetto: raggiungerlo da Indiprete è un’altra di quelle cose che fanno sudare freddo anche la macchina, con tanto di puzza di frizione bruciata. C’è questa strada in sampietrini che si inerpica, strettissima ma a doppio senso, con pendenze innaturali. E infatti, quella volta, col sole che tramontava, rinuncio, e torno a casa.


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