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Immagine del redattoreLorenzo Di Maria

Molise 20/136 – Montenero di Bisaccia

Ve lo ricordate Antonio Di Pietro? Per alcuni, semplice stupratore di congiuntivi; per altri, nemico buffo di Berlusca; per altri ancora, il Pm che scoperchiò, con altri, il vaso di Pandora della politica italiana per vederne uscire tangenti e “mani pulite”. Ma prima di tutto questo, Antonio Di Pietro è agricoltore e produce olio a Montenero di Bisaccia.



Parto, in una giornata afosa, che sconterò, da Marina di Montenero, la spiaggia a più di 10 km di distanza dal paese. Un posto curato: la spiaggetta, i ristorantini, il porticciolo turistico. Una piccola Trieste. Carinissimo. Per chi c’ha la barca. E i soldi, ovviamente.



Comunque sia, ci dirigiamo in paese (6300 abitanti) e del paese vedo tutto, tranne la cosa principale. L’afa mi aveva posto di fronte alla scelta: santuario mariano o ritorno al mare. Ho scelto il mare, e ho sbagliato. Non solo perché di solito nelle chiese fa fresco, ma soprattutto perché il Santuario della Madonna di Bisaccia è bellino: ottocentesco – costruito su una cappella precedente –, sì, ma monumentale. A poche centinaia di metri, la grotta della Madonna di Bisaccia, là dove, secondo la leggenda, un pastore trovò un quadro raffigurante la Madonna (o forse lo dipinse lui: Google è poco chiaro). Il quadro fu portato in paese, nella chiesa matrice di San Matteo apostolo, ma la tela tornò miracolosamente alla grotta.



E a proposito di grotte. Sotto Montenero, paese, lungo i fianchi della collina, ci sono queste piccole grotte arenarie, per alcuni abitate fin dal Neolitico. Montenero però nasce altrove e si reimpianta in quella zona solo in un secondo momento, nel corso dell’Alto Medioevo, ossia quando il vicino villaggio di Bisaccia, che sorgeva a pochi passi dal luogo del primo scontro tra Romani e Frentani sul fiume Trigno, fu distrutto dai barbari. La popolazione si nascose proprio in quelle antiche grotte – e lo stesso farà durante i bombardamenti del 1943 – per poi cominciare a edificare il paese lungo le pendici del monte, “nero” perché inscurito dalla fitta boscaglia.



Altro episodio di salvifico nascondimento è datato 1712, quando i contadini di Montenero opposero strenua resistenza all’arrivo, l’ennesimo (e ultimo), dei Turchi, pronti a razziare ancora una volta il paese. I sessanta Turchi assalirono i contadini nella Torre di Montebello, un’antica torre di avvistamento vicina al mare, edificata dai Normanni prima di quelle di Petacciato e Termoli, ristrutturata da Federico II e ricostruita sotto Carlo V dal barone di Lanciano Vialante nel Cinquecento. Ah, vinsero i monteneresi.



Ora, del centro medievale di Montenero di Bisaccia non resta praticamente nulla. Anche la grande chiesa dedicata al patrono San Matteo – ed è emblematico – è datata 1937. L’antica chiesa duecentesca, a legger le cronache, pare non volesse proprio reggersi in piedi. Da qui però a optare, in pieno Novecento, per l’abbattimento e la ricostruzione ce ne passa. Peccato; ma nel Meridione, ahimè, non è così infrequente.



Dell’antico centro medievale resta, insomma, solo qualche traccia sparsa e l’impianto urbanistico, quello sì molto suggestivo, con queste strade d’ingresso che si inerpicano tra le case, tornanti su tornanti, e gli antichi accessi minori al paese, stradine strette che salgono dritte per dritte fino in piazza… Patrimonio: pressoché distrutto. Visita: bella comunque. Ma a quel punto il caldo era troppo e neanche il ghiacciolone alla menta mi concedette l’agognato ristoro. Perciò, casa.



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