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Immagine del redattoreLorenzo Di Maria

Molise 10/136 – Castel del Giudice

Aggiornamento: 28 giu 2022

No, non c’entra Fabrizio De André. I Del Giudice furono tra i primi, antichi feudatari di questo minuscolo borgo medievale (300 abitanti, 800 metri sul mare). Il castello loro e di tutti gli altri dominatori del territorio, tra cui i grandissimi Caldora che proprio da qui provenivano, è ormai invisibile. Anche la chiesa madre, dedicata al patrono San Nicola e ovviamente chiusa, ha un aspetto relativamente moderno, tutt’al più settecentesco. Insomma, niente di che ‘sto paesotto, in tutta sincerità. Le tracce del passato a Castel del Giudice sono di un passato recente, agricolo. Ma su queste Castel del Giudice ha saputo costruire le sue fortune.



Capita di incontrare in molti paesi – penso alla Siliciata nella mia Larino – quartieri di casupole basse, in pietra grezza, tufacea, abbandonate e spesso diroccate. Sono le case periferiche degli agricoltori e dei più poveri del tempo. Ecco, ora in quelle case in via Borgotufi, finemente ristrutturate, sorge un albergo diffuso, un ristorante, una Spa per ricconi dal Nord (costa tantissimo). E lo scenario stesso, del resto, è molto alpino. Valorizzazione: level pro.



Comunque, siamo arrivati qui (due ore e mezza di macchina – siamo sul confine abruzzese, provincia aquilana – ma strada liscia liscia) perché a Castel del Giudice c’è ‘sta manifestazione sull’arte di strada (con immancabile street food) che merita una qualche attenzione. Ben maggiore attenzione merita però l’annuale Sagra delle pallotte cacio e uova che porca miseria datemene immediatamente ottantotto che sono straordinarie: tornerò appositamente. Nel frattempo, però, s’era fatta notte. Casa.




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